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- CASO DELLA SETTIMANA -

- Uomo

- 76 anni

- Precedenti situazioni di lombalgia (dolore lombare)

- Si escludono situazioni neurologiche predisponenti (Parkinson, ecc...)

- Motivazione incontro in Studio: condizioni soggettive di disequlibrio


Paziente resistente a terapia farmacologica (antidolorifici e antinfiammatori) si rivolge presso il mio Studio dopo il persistere di una condizione che lo porta ad avere un invalidante disequilibrio.

Negli ultimi due mesi; una visita fisiatrica che peró non mette in luce un punto focale che vedremo dopo nella risonanza magnetica e una visita dall'otorinolaringoiatra che valuta non essere vertigine di tipo periferica e/o centrale (tralascio le grosse differenze tra le due) ma - pseudovertigine - ossia sensazioni di instabilità.


Tra i numerosi fattori di rischio ci sono anche le "posture errate" (non fisiologiche) ossia condizioni fisiche in cui il paziente assume costantemente posizioni adattative e compensative che si ripercuotono poi in "irrigidimenti" (attivazioni muscolari, fasciali, ecc.. perennemente costanti solo per poter mantenere un precario equilibrio e verticalitá)

Mi si chiede di intervenire sulle zone doloranti, da una valutazione posturale spiego tutto il quadro biomeccanico della colonna vertebrale e come la presenza di una scoliosi (qui esser una sx convessa) ossia una patologia della schiena e - causa primaria - abbia creato la condizione attale di dolore e sofferenza.


 La scoliosi gli ha comportato una degenerazione negli anni su molti compartimenti anatomici (organici, viscerali, neurologici, strutturali, psichici, ecc..) e una alterazione del carico lombosacrale con una protrusione ("schiacciamento del disco") tra la quarta e quinta vertebra e un'ernia ("rottura della parete discale") tra la quinta vertebra e il sacro.


Ma ciò che ferma il mio operato e quindi momentaneamente a NON intervenire è una SPONDILOLISI ossia una condizione dove la vertebra si frattura (generalmente nell'istmo vertebrale ossia una parte posteriore della vertebra che permette la sua stabilitá)

La scoliosi (in questo caso S Italica) comportando una rotazione sull'asse della colonna vertebrale, di conseguenza avremo alterazioni di allineamento di bacino, spalle e un soggetto in gravi condizioni flessorie.


Servono ulteriori esami per comprendere se questa frattura sia stata comportata da altre alterazioni assiali dei corpi vertebrali (per esempio una anterolistesi degenerata in asterolisi e da qui poi la frattura).


Una radiografia in toto della colonna vertebrale in carico frontalmente e lateralmente su lastra con riferimenti millimetri ci permetterà di misurare l'angolo di Cobb ossia di quanto é la curvatura della colonna vertebrale frontalmente e in lateralitá invece di quale possano essere le condizioni discali che attualmente NON permettono alcun intervento conservativo ma presupporre eventualmente uno ormai chirurgico.


Valutazione con risonanza magnetica dorsale e cervicale utile per avere un quadro clinico completo e come questi due compartimenti si siano modificati a seguito della scoliosi che altera inizialmente i rapporti biometrici e biomeccanici del bacino.


La TC all'encefalo non ha invece riscontrato nulla di patologico.


Nella valutazione clinica in Studio (nell'ananmesi, diagnosi differenziale, ecc...) del paziente l'episodio recente che mi viene raccontato di blocco funzionale degli arti inferiori (stava camminando per strada e improvvisamente gli hanno ceduto gli arti inferiori non dando più sostegno) e portato d'urgenza in P.S. per escludere patologie ben più gravi come Sclerosi Multipla, tumore cerebrale, ischemia cerebrale, ictus, ecc mi porta a valutare una sofferenza neurologica periferica che ben si confa con il quadro clinico evidenziato dalla Risonanza magnetica in allegato.


Purtroppo piú si aspetta, più la condizione clinica peggiora e le possibilità di intervento terapeutico diminuiscono fino a prospettare poi al paziente l'unica soluzione: l'operazione chirurgica.


Si procede, ma sempre MASSIMA ATTENZIONE prima di manipolare e astenersi dal somministrare qualunque tipo di intervento sul paziente se NON si avesse un quadro clinico chiaro e completo.


La prudenza non è mai troppa ma anche questa è sinonimo di un lavoro accurato e ben fatto!


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Buona domenica!

Gianluigi Azimonti

 
 
 

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